GIUSTINO FORTUNATO
…Si venne fuora di quel colle[1] che da un vecchio santuario prende il nome di S. Angelo a Guida[2] e lì d’improvviso, tanto più gradita quanto meno aspettata, ci si aprì a mezzogiorno la conca sottoposta di Agerola, tutta verdeggiante co’ suoi piccoli villaggi da’ tetti acuminati di castagno, solinga e tacita[3] come una remota vallata delle Alpi. Avendola già eletta a ricovero, ed essendovi però[4] di già raccomandati, dalla collina scendemmo al casale di Ponte, qui festeggiati e bene accetti, mentre che il sole toccava le ultime cime de’ monti, in casa Cuomo[5].
In “L’Appennino della Campania” di Giustino Fortunato. Napoli. 1884 (ristampa anastatica del 1988 presso Grimaldi & C. Editori).
Note
1 Nel senso di passo, valico.
2 Ignoro da dove l’Autore prenda la denominazione. Fin dal Medio Evo quella chiesetta la i dice di . Angelo a Jugo (ad jugum; ossia “sul crinale”), poi corrotto in Jubo e persino Juve..
3 Solinga (= solitaria, isolata) perchè il traforo sulla rotabile per Castellammare non era stato ancora inaugurato. Tacita, ossia silenziosa, ci fa rimpiangere i tempi in cui non vi erano rombi di auto e camion a sovrastare i suoni della natura e delle attività contadine; o se ne sentiva uno ogni tanto, come nella mia infanzia.
4 Oggi al posto di quel però metteremmo un “perciò”.
5 Trattasi della ampia ed antica casa –con bel portale ottocentesco in pietra scolpita- che si trova sulla destra di Via Ponte poco prima della chiesa di S. Nicola, scendendo da Pianillo.