In questo articolo raccolgo tutti i dati che sono riuscito a trovare in bibliografia circa le demografia antica di Agerola e degli altri centri che appartennero -chi più a lungo, chi meno- al Ducato di Amalfi.
Circa i confini di questa antica entità politico-amministrativa all’epoca della sua massima estensione (secoli X-XII), invito i lettori a visitare il Museo di recente allestito negli Arsenali di Amalfi, ove è esposta una grande e ricca mappa ricostruttiva alla cui realizzazione ho avuto il piacere e l’onore di collaborare (insieme a D. Camardo, G. Gargano e M. Notomista).
Prima di vedere i dati relativi al passato, sarà bene dare un’occhiata all’oggi. Ecco, dunque, quanti residenti registra oggi (dati censimento 2011) ciascuno dei Comuni del territorio in esame.
LA SITUAZIONE ODIERNA
COMUNI RICADENTI IN PROVINCIA DI NAPOLI:
Agerola 7.456
Anacapri 6.768
Capri 7.349
Casola di Napoli 3.864
Gragnano 29.719
Lettere 6.228
Pimonte 6.033
S. Antonio Abate 19.693
S. Maria la Carità 11.718
COMUNI DELLA PROVINCIA DI SALERNO
Amalfi 5.317
Atrani 913
Cetara 2.317
Conca dei Marini 739
Furore 850
Maiori 5.626
Minori 2.836
Positano 3.983
Praiano 2.081
Ravello 2.508
Scala 1.541
Tramonti 4.145
Osservazioni: Alcuni dei nomi presenti in queste due liste relative al 2011 non li troveremo in quelle relative a epoche remote; quando non si erano ancora formati tanti Comuni distinti. Casola, ad esempio, era una volta un casale di Gragnano e così pure S. Maria la Carità, mentre la zona di S. Antonio Abate era parte di Lettere e l’isola di Capri non veniva distinta in due Comuni. Sul versante sud dei Monti Lattari, poi, avevamo Cetara (che come ancora Erchie) era un casale di Maiori, mentre nell’alto Medio Evo erano casali di Amalfi, oltre che Lone, Pastena, Pogerola, Vettica Minore e Tovere, anche Conca, Furore, Praiano e Vettica Maggiore; poi staccatesi a turno dal capoluogo.
Va inoltre ricordato che anche il confine provinciale ha subìto variazioni; nel senso che, fin quando il Ducato di Amalfi è rimasto integro, esso cadeva tutto nel Principato Citra (poi Provincia di Salerno), comprese quelle terre al di là del crinale dei M. Lattari che oggi ricadono nei Comuni di Pimonte, Gragnano, S. Maria la Carità, Lettere e S. Antonio Abate. Agerola, poi, è stata l’ultima a cambiare provincia, passando in quella di Napoli solo nel 1846.
NEL 1278
Spostandoci dalla situazione odierna a quelle del passato, la data più antica per la quale posso fornire dati certi (basati su documenti d’epoca) è il 1278.
Nei Registri della Cancelleria Angioina si conservano, infatti, delle “numerazioni dei fuochi” (nuclei familiari) nelle varie Università (Comuni) che servivano a calcolare quanto doveva versare ciascuna di esse nelle periodiche “collette” (imposte dirette).
Nel 1278 Agerola fu tassata per 126 fuochi; cui possiamo far corrispondere una popolazione di circa 750 abitanti stimando intorno a 6 la consistenza numerica di ciascun “fuoco” (1)
Ma ecco i dati per tutti i centri del Ducato d’Amalfi (2), entità che aveva perso nel 1131 la sua indipendenza e che proprio gli Angioini cominceranno a smembrare dando in feudo le sue periferie settentrionali e occidentali (3):
Amalfi 267 fuochi
Gragnano 156
Lettere 137
Capri 124
Agerola 126
Pino e Pimonte 120
Tramonti 117
Maiori 90
Ravello 80
Atrani 67
Scala 45
Positano 36
Conca d’Amalfi 33
Minori 22
Dunque il Ducato contava un totale di 1422 fuochi (circa 8.500 abitanti) cui Agerola contribuiva per circa il 9%. Probabilmente la popolazione era ovunque diminuita rispetto ai valori registratisi verso la fine del florido periodo dell’indipendenza (cosiddetta Repubblica Marinara, 839-1130 ???). E’ difficile dire quanto fosse stato più popoloso il territorio, ma molti storici propendono per una cifra vicina a 20.000; in tale ipotesi Agerola avrebbe potuto avere circa 1.800 abitanti nell’XI secolo.
NEL XIV SECOLO
Per il Trecento abbiamo il dato riportato da M. Camera (opera citata, vol. II, p. 617) che fissa in 156 fuochi (circa 930 individui) la popolazione di Agerola nel 1346. L’incremento rispetto al 1278 (quando gli abitanti erano intorno a 750) si aggira sulle 180 unità, che –spalmato uniformemente sui 68 anni intercorsi- darebbe un incremenrto medio di 2,7 unità all’anno (0,36% annuo, prendendo come base la popolazione a inizio periodo), Ma vi è da considerare la fase di forte decremento che si ebbe con la grave pestilenza del 1305; tolta la quale si avrebbero tassi di crescita ben più forti.
NEL XV SECOLO
Per il Quattrocento riporto i dati che Matteo Camera fornisce a pagina 118 del II volume delle sue Memorie storico-diplomatiche dell’antica Città e Stato di Amalfi (Salerno 1881). Essi danno la demografia del Ducato intorno all’anno 1461, quando esso contava in tutto 1481 fuochi e fu dato in feudo al condottiero Antonio Piccolomini da Siena, contestualmente congiundosi a Maria d’Aragona figlia naturale di Ferrante d’Aragona re di Napoli.
Comune | Popolazione | |
Fuochi | Individui* | |
Agerola | 134 | 804 |
Amalfi | 225 | 1350 |
Atrani | 43 | 258 |
Furore | 29 | 176 |
Conca | 24 | 144 |
Maiori | 250 | 1500 |
Minori | 50 | 300 |
Positano e Montepertuso | 46 | 276 |
Praiano | 68 | 408 |
Vettica Magg. | 31 | 186 |
Ravello | 123 | 738 |
Scala | 110 | 660 |
Tramonti | 385 | 2310 |
* : Valori orientativi ottenuti assumen- do una media di 6 persone per fuoco |
Nella tabella troviamo unite Positano e Montepertuso (quest’ultima inclusiva della vicina Nocelle), ma il Camera avrebbe dovuto darci i soli fuochi della seconda, perché si sta riferendoal Ducato d’Amalfi come ricevuto in feudo da Antonio Piccolomini; Ducato che escludeva Positano centro, già infeudata precedentemente a altrisignori (Ilaria Puglia _I Piccolomini d’Aragona Duchi di Amalfi. Napoli 2005, pag 57).
Rispetto alla lista riguardante il 1278 si hanno in più Praiano, Vettica Maggiore eFurore, prima mancanti perché accorpati ad Amalfi come suoi casali.
Rispetto al 1346, quando la popolazione agerolese fu misurata in 156 fuochi, abbiamo ora (1461) un decremento di 22 fuochi, traducibile in circa 130 persone (sempre con l’assunzione di 6 persone a fuoco, in media) e verosimilmente da ricondurre alla peste del 1458.
NEL SECOLO XVI
La seguente ripresa della popolazione del Ducato è testimoniata dal fatto che Amalfi nel 1526 conta 470 fuochi, contro i 225 del 1461.
Stando a una segnalazione di Angelo. Mascolo (Agerola dalle origini ai giorni nostri, Ed. MicroMedia, 2003, p. 147), nel 1535 Agerola conta 253 fuochi (circa 1500 abitanti). Sono circa 720 in più rispetto al 1461 (nonostante la peste del 1528) e il tasso apparente di crescita (medio e riferito alla popolazione di inizio periodo) è quasi dell’ 1,2%.
Spostandoci ora verso la fine del secolo, esattamente al 1595, abbiamo ancora dei dati demogrfici relativi all’intero Ducato di Amalfi. Sono gli esiti di una nuova “numerazione dei fuochi” riportati da M. Camera (opera citata, vol. II, p. 118 e 119) e da me messi in forma di tabella insieme ad un orientativo calcolo degli abitanti equivalenti:
Comune | Popolazione | |
Fuochi | Individui* | |
Agerola | 253 | 1518 |
Amalfi | 289 | 1734 |
Atrani | 43 | 258 |
Furore | 46 | 276 |
Conca | 60 | 360 |
Maiori | 325 | 1950 |
Minori | 128 | 768 |
Montepertuso | 14 | 84 |
Praiano e Vettica Magg. | 277 | 1662 |
Ravello | 284 | 1704 |
Scala | 212 | 1272 |
Tramonti | 1072 | 6432 |
* : Valori orientativi ottenuti assumendo una media di 6 persone per fuoco. |
Come e meglio che nella tabella del 1461, si nota come il Ducato amalfitano includesse Montepertuso, ma non Positano; quest’ultima distaccata in epoca angioina (per farne feudo a se) come Gragnano, Pimonte, Pino e Lettere.
Ricordo che Montepertuso (probabilmente inclusiva di Nocelle) veniva governata Corte baiulare di Agerola, la quale era competente anche per Prajano e Vettica Maggiore.
Nel 1595 la popolazione totale del Ducato era salita a 3030 fuochi (18.180 individui). Rispetto al 1461 (quando si contarono 1481 fuochi) la popolazione del Ducato è più che raddoppiata. Il tasso medio di crescita nei 134 anni intercorsi (riferito anche qui alla popolazione di inizio periodo) risulta dello 0, 75% annuo. A parte i noti limiti che hanno tutte le medie, va ricordato che anche stavolta attraversiamo una pestilenza (quella del 1528) che abbassa la media rispetto ai valori di crescita realmente verificatisi prima e dopo il triste evento.
E’ da notare come Amalfi partecipi poco a questa crescita demografica, passando da 225 fuochi nel 1461 a 289 fuochi nel 1595, In effetti la sua popolazione era salita a ben 47° fuochi nel 1526 (M. Camera, op, cit. p. 118) per poi scendere a 289 verso fine secolo. Certamente influì su questo calo la peste del 1528, ma io credo che fu determinante anche l’emigrazione indotta dalla crescente perdita di importanza commerciale. Emigrazione che si diresse sia fuori Ducato, sia verso quei centri limitrofi che ancora non risultavano saturi rispetto alle capacità produttive (agricole e silvo-pastorali in primis) dei rispettivi territori. Si veda al proposito il caso emblematico di Tramonti (la cui ampia vallata passa dai 385 fuochi che la popolavano nel 1461 a ben 1072 fuochi nel 1595) e quelli simili, sebbene meno eclatanti, di Agerola, Maiori, Ravello e Praiano-Vettica.
NEI SECOLI XVII E XVIII
Per il Seicento e il Settecento riporto innanzitutto i dati che ho ricavato dal volume di Ilaria Zilli Lo Stato e i suoi creditori. Il debito pubblico del Regno di Napoli tra ‘600 e ‘700. (ESI, Napoli 1997) il quale riporta in tabelle i fuochi di ciascuna Università (Comune), l’imposta diretta che ciascuna di esse pagava in proporzione (4,2 ducati annui per fuoco) e le aliquote di dette imposte che contribuivano al debito pubblico essendo state date in concessione a privati.
L’autrice considera due annate: il 1669 e il 1737. Date per le quali ho estratto i soli dati riguardanti la popolazione dei vari centri del Ducato d’Amalfi (4).
Comune | Nel 1669 | Nel 1737 | ||
Fuochi | Individui* | Fuochi | Individui* | |
Agerola | 296 | 1776 | 299 | 1794 |
Amalfi | 344 | 2064 | 269 | 1614 |
Atrani | 252 | 1512 | 245 | 1470 |
Furore | 60 | 360 | 67 | 402 |
Conca | 43 | 258 | 53 | 318 |
Maiori | 196 | 1176 | 182 | 1092 |
Minori | 68 | 408 | 68 | 408 |
Montepertuso | 35 | 210 | 36 | 216 |
Praiano e Vettica Magg. | 293 | 1758 | 284 | 1704 |
Ravello | 97 | 582 | 106 | 636 |
Scala | 206 | 1236 | 193 | 1158 |
Tramonti | 445 | 2670 | 400 | 2400 |
* : Valori orientativi ottenuti considerando una media di 6 persone per fuoco |
La popolazione totale del Ducato nel 1669 risulta di 2335 fuochi e la diminuzione rispetto a quella del 1595 (3030 fuochi) ci dà segno di quanto furono gravi le conseguenze della grande peste del 1656.
Confrontando i dati del 1669 con quelli del 1595 vediamo che solo la piccola e remota Montepertuso ha un deciso incremento demografico (da 14 a 35 fuochi) che imputerei prevalentemente a trasferimenti dalla vicina Positano; mentre modesti incrementi mostrano Agerola, Furore, Praiano e Vettica Maggiore. Il capoluogo Amalfi, che nel 1595 aveva 289 fuochi e che aveva rapidamente recuperato il calo per pestilenza (risale a 276 fuochi nel 1664), passa a ben 344 fuochi nel 1669; variazioni tanto rapide da dover anche qui pensare a un forte ruolo dei trasferimenti da centri vicini.
Le conseguenze della peste (e della crisi socio-economica seicentesca) si leggono più chiaramente nei cali demografici di Scala, Conca e Minori, nonchè e ancor di più nei crolli demografici verificatisi a Maiori (da 325 a 196 fuochi), Ravello (da 284 a 97), Minori (da 128 a 68) e Tramonti (da 1077,a 445).
Il Regno di Napoli nel suo complesso (Abbruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria) continua ad avere cali demografici tra il 1669 e il 1737 (tardo periodo vicereale) passando da 395.000 a 369.000 fuochi circa (valori cui possiamo far corrispondere 2,4 e 2,2 milioni di abitanti circa).
Sostanzialmente coerente con questo quadro generale appare la contemporanea tendenza demografica nell’area dell’ex Ducato amalfitano. Infatti, tra il 1669 e il 1737 scendono leggermente i numeri di fuocvhi di Maiori, Praiano e Vettica Maggiore, Tramonti e Scala. Il centro che registra il calo più forte è proprio Amalfi, che passa da 344 a 269. Mentre Minori rimane stabile e Agerola, Conca, Ravello e Montepertuso subiscono leggeri incrementi.
A proposito della crescita demografica di Agerola in questo periodo, sono interessanti i dati che raccoglie ed elebora la tesi di laurea del prof. Giuseppe Mascolo (Ricerca demografica sulla parrocchia di S. Matteo Apostolo di Agerola per i secoli XVII e XVIII; Università degli studi di Napoli, AA 1972/73), che usa dati dell’archivio parrocchiale. Da essi si evince che -nel corso del Seicento- a Bomerano (già allora divenuto il più popoloso casale di Agerola) si avevano in media 24 nati per anno; cifra che sale a circa 30 per il periodo che va dal 1685 a fine Settecento. Circa la mortalità Giuseppe Macolo non trovò dati relativi al Seicento, ma nel periodo 1740-1800 si ebbe una media di circa 19 decessi annui. Stimando che in quello stesso periodo la parrocchia di Bomerano contasse tra 950 e 1100 abitanti, si può dire che la natalità era intorno al 3%, la mortalità intorno al 2% e l’incremento demografico netto dell’1% annuo circa.
Riguardo alla dimensione che avevano nel frattempo raggiunto le Università che originariamente facevano parte del Ducato amalfitano, ma poi ne ereno state distaccate, segnalo che nel 1669 Gragnano contava 475 fuochi (circa 2800 abitanti) e Lettere 389 fuochi (circa 2300 abitanti); dimensioni che sul roccioso versante sud dei Monti Lattari erano uguagliate solo da Amalfi e Tramonti. Anche Positano manifesta un discreto sviluppo, contando 281 fuochi nel 1669.
Tornando ad Agerola e avviandomi a concludere, riporto i seguenti dati di popolazione, ripresi da A. Mascolo (op. cit. p. 147):
1642 abitanti 1909
anno 1648 fuochi 296
1705 abitanti 2304
1727 abitanti 2400
1790 abitanti 2689
1797 abitanti 2969
1801 abitanti 2822
Per Lil 1801 Angelo Mascolo –che aveva pazientemente scrutinato le carte dell’archivio comunale- ci fornisce anche la distribuzione dei 2822 abitanti nei vari casali che formano Agerola:
Bomerano 1123
San Lazzaro 662
Pianillo (inclusiva di Ponte e S. Maria) 583
Campora 454
Fermandoci alle soglie dell’Ottocento, per raffron
tare la popolazione di Agerola con quelle degli altri centri dell’ex Ducato, possiamo considerare i dati che riporta Giuseppe Maria Alfano nella sua Istorica descrizione del regno di Napoli diviso in dodici provincie, stampata nel 1795. Descrivendo brevemente i vari paesi e città egli ne indica anche (ove più e ove meno precisamente) il numero di abitanti. Così, dalle pagine dedicate ai cenmtri del Principato Citra (Provincia di Salerno) ricavo:
Agerola 2858
Amalfi 2705
Atrani 1669
Conca 1396
Furore 953
Maiori 3267
Minori 2200
Montepertuso 714
Praiano e Vettica Magg. 1818
Ravello 1600
Scala 1700
Tramonti 3756
Interessante da notare è il fatto che, parlando di Montepertuso, l’Alfano la dice “pertinenza di Agerola”. D’altra parte ho già ricordato il legame amministrativo che vi è stato tra Montepertuso e Agerola (ove aveva sede la Regia Corte competente su tutta la porzione occidentale del Ducato). Aggiungo, poi, che anche Lorenzo Giustiniani, nel suo Dizionario Geografico Ragionato del Regni di Napoli (Parigi 1787) scrive “AGEROLA o Ayeroli, citta Regia (…)Questa città è compartirà in 6 casali, o sieno villaggi detti: Bomerano, Camporà, Nocella, Pianillo, Ponte, San Lazzaro” e cìè da credere che scrivendo Nocella l’autore intendesse il vicino casale di Montepertuso, più consistente e –come abbiamo visto- tradizionalmente assunto come capoluogo delle due frazioni montane di Positano.
Ma la cosa più interessante che si rileva dall’ultima tabella è che già intorno al passaggio tra Settecento e Ottocento tra i centri dell’ex Ducato feudale; i due più popoòosi erano diventati Tramonti e Agerola (che poi supererà anche Tramonti); le due località con maggiori estensioni di terra coltivabile. I centri costieri, più fortemente penalizzati dal secolare declino delle attività mercantili marittime, conosceranno una ripresa economica e demografica solo con l’affermarsi del fenomeno turistico.
NOTE
1) Qui e altrove nell’articolo utilizzo un fattore 6 per trasformare i dati di popolazione espressi in “fuochi” in dati indicanti il numero di individui. In effetti il numero medio di persone componenti un fuoco (nucleo familiare) dipendeva dalle condizioni socio-economiche e dalle tipologie di attività svolte dai componenti (ad es. era più alto tra i contadini, sempre che avessero terra coltivabile sulla quale rendere produttivi i figli) e, pertanto, variava da luogo a luogo e da tempo a tempo. Qui si è adottato un valore intorno a 6 costante che media tra le probabili variazioni spaziali e temporali. Ma per Agerola, almeno in certi secoli esso appare troppo basso. Infatti, una Relazione dell’arcivescovo Pichi ci informa che il paese aveva 1909 abitanti nel 1642, mentre i fuochi erano 296 nel 1648 (Angelo Mascolo Agerola dalle origini ai giorni nostri. Ed. MicroMedia 2003, pag. 147). Trattandosi di due rilevazioni praticamente contemporanee, possiamo usarle per calcolare in 1906:296 = 6,4 il numero medio di persone per fuoco. Un’altra verifica puntuale la si può fare per il 1737, quando gli abitanti erano circa 2500 (interpolazione tra i dati per il 1727 e il 1790 riportati da A. Mascolo op. cit. p. 147) e i fuochi censiti erano 299 (vedi oltre). Se ne ricava che ogni fuoco era in media formato da 8 persone.
2) Dati riportati da Matteo Camera nel suo Memorie storico-diplomatiche dell’antica Città e Stato di Amalfi (Salerno 1881), vol. I, pag. 118.
3) Nel corso del Duecento entrano in un lungo periodo di feudalità Gragnano, Lettere, Pimonte, Pino e Positano. Nel periodo angioino anche Agerola conosce dei periodi di feudalità, ma intervallati da riammissioni nel Regio Demanio (amministrazione diretta da parte della Regia Corte). In buona sostanza il paese resta a far parte di quel “Ducato d’Amalfi ridotto” (solo versante sud dei M. Lattari e solo da Vettica Maggiore a Cetara) che nel 1461 andrà in feudo ai Piccolomini d’Aragona e che sarà infine riscattato dagli stessi abitanti nel 1638.
4) Per queste date e, ovviamente, per le successive, dovrei dirlo Ex Ducato, visto che oramai si tratta di un’area rientrata definitivamente nel Regio Demanio. Comunque, nelle tabelle includo ancora e solo le varie Università che avevano formato il Ducato d’Amalfi dato ai Piccolominii, onde facilitare i raffronti coi secoli precedenti.