a una Pasqua piovosa è seguita una Pasquetta uggiosa e fredda, costingendoci a rinunciare al tradizionale pic-nic in montagna e a optare per un pranzo al caldo del caminetto.
Ad ogni modo, credo che tutti –qui ad Agerola- lo abbiamo chiuso con una dolce fetta del tradizionale “casatiello”.Uso le virgolette per via del fatto che è un nome,si, consolidato, ma alquanto fuorviante. E mi spiego. Quel nome deriva dal termine tardolatino caseatum (di cui è diminuitivo), che indicava un pane al formaggio (caso). Infatti la stessa parola casatiello, a Napoli e dintorni indica non un dolce, ma un pane magnificamente condito con formaggio, uova e altro. Poi il termine è passato a significare più ampiamente una torta pasquale, sia essa salata, come a Napoli, sia essa dolce, come ad Agerola. Per non dire che nella zona tra Scafati, Torre Annunziata e Castellammare, per Pasqua si prepara sia il Casatiello Salato (come quello di Napoli) che il Casatiello Doce, che però è sostanzialmente diverso da quello agerolese.
La ricetta
Dosi (per più casatielli): 1 kg di farina 00, 5 uova intere, 200 gr di sugna (o, volendo, burro), 400 gr di zucchero, una bustina di vanillina o la buccia grattuggiata di un limone, una dose di lievito a base di bicarbonato e cremon tartaro (del tipo 10.25) . Per decorare: glassa di zucchero a velo impastato con liquore all’anice (tipo Ouzo), confettini variopin e (fondamentale!); un agnellino di zucchero.
Preparazione: Sbattere bene le uova e incorporarvi la sugna o il burro ammorbidito e la vanillina o buccia di limone. Incorporare poi farina, zucchero e polvere lievitante precedentemente ben miscelati tra loro. Non esagerare col lievito perché la ciambella non deve crescere troppo in cottura. Lavorando l’impasto sulla spianatoia, formare un cilindro di circa 3 cm di diametro; con un pezzo di essorealizzate un cerchio deponendolo in una teglia tonda; aggiungere la croce e cuocete in forno a 180° per 25 minuti circa. A freddo, spalmare la glassa, gettarvi i confettini e porre al centro l’agnellino.
La forma e i suoi valori simbolici
Il casatiello d’Agerola ha la forma di una ciambella perfettamente circolare con inscritta una croce. La decorazione finale prevede una spalmatura di candido naspro e l’apposizione di un agnello pasquale di zucchero al centro della croce. Quand’ero bambino, sul naspro ancora umido si gettavano confettini colorati e basta. Poi si è preso a esagerare ponendovi anche caramelle, ovetti di cioccolata e simili, fin a far quasi scomparire il disegno della torta in sé, che è inusuale, bello e, nella sua semplicità, arcaico.
A me sembra che questo nostro tradizionale dolce riecheggi nelle forme degli antichi simboli del Cristo e della Resurrezione.
Così, notoriamente, l’Agnello pasquale che candiso troneggia al centro del dolce. Così pure il cerchio e la croce in esso inscritta, che mi spingo a considerare come una stilizzazione semplificata del celebre
Monogramma di Cristo, o Chrismon.
Esso è compoto delle lettere greche con le quali inizia il nome Χριστός (Khristòs), che appaiono come una X e una P sovrapposte. Il tutto posto dentro un cerchio che è la stilizzazione di una corona d’alloro, segno di vittoria (sul male e sulla morte = rersurrezione),
All’inizio (III secolo), il Monogramma di Cristo si usava solo in ambito privato (su sepolture) e solo nella parte orientale dell’Impero romano,dove la lingua dominante era qyella greca. Poi il sio uso si diffuse rapidamente in tutta Europa a partire da quell’Editto di Milano col quale Costantino riconobbe il Cristianesimo come religione ufficiale di Roma. E fu proprio il Monogramma di Cristo che apparve all’Imperatore nell’episodio, forse mitico, dell’ In hoc signo vinces; dopo il quale il Normogramma prese a comparire sui labari (stendardi militari imperiali) di ambito sia romano che bizantino; oltre che nelle basiliche paleocristiane e romaniche.
Mi pare dunque probabile che il casatiello agerolese (detto anche scarciata; cfr. l’articolo ad esso dedicato sul sito Giallo Zafferano) sia un dolce di antichissima origine che potrebbe anche risalire ai tempi in cui Amalfi e il suo Ducato erano legati a Bisanzio e gli influssi dal Mediterraneo orientale erano frequenti. Credo che esso non sia cambiato molto di forma nel corso dei secoli, ma di sapore e consistenza probabilmente si, potendo essere fatto – inizialmente – di quel pane al miele dei celebri susamielli (nome che è corruzione di “Esse di miele”).
Ad ogni modo, i simbolismi di cui è pregno il casatiello agerolese, unendosi alla sua apprezzata bontà, ne fanno un prodotto che dovremmo difendere da eccessivi …ammodernamenti e proporre con giusto orgoglio come nostro dolce tipico e nostro monumento identitario.
Aggiungo, in chiusura, che il nostro casatiello ha forma praticamente identica alla Ciaramicola che si fa a Perugia; anchessa di antica tradizione e legata alla Pasqua. Potete leggerne sulla omonima pagina di Wikipedia.
La Ciaraminola di Perugia (prima della guarnizione con glassa e confettini variopinti)
Pingback: Il tradizionale casatiello dolce di Agerola | da Jerula ad Agerola
L’ha ripubblicato su da Jerula ad Agerolae ha commentato:
Carissimi lettori,
in occasione di questa particolarissima Pasqua, che ci fa riflettere come non mai sui molti sensi del risorgere e ci fa apprezzare più del solito le cose dolci , vi ripropongo questo mio post di anni fa, dedicato al tradizionale casatiello dolce di Agerola e dintorni.
Buon appetito e Buona Pasqua
Grazie Aldo!